di Marzia Moccia e Alba Di Rosa, economiste - 23 ottobre 2023

Spazi di opportunità in America Latina: il caso del Messico

Messico

Tra i paesi dell’America Latina messi in evidenza da SACE nel Rapporto Export 2023, troviamo Messico e Brasile. I due paesi risultano, allo stato attuale, i principali mercati di destinazione per l’export italiano nell’area Latam, e al tempo stesso quelli che presentano le più interessanti prospettive di domanda. Ci focalizziamo in questo articolo sul caso del Messico, che sta progressivamente rafforzando la sua posizione sullo scenario internazionale anche per il recente fenomeno del nearshoring, che fornisce interessanti prospettive di sviluppo per il paese. 

Il quadro macro: gli ultimi numeri 

Secondo l’ultima edizione del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI), pubblicato ad ottobre 2023, dopo la crescita del 3.9% registrata dal PIL messicano nel 2022, per l’anno in corso si stima un incremento più modesto, pari al +3.2%; per il 2024 si prevede invece un +2.4%. Seppur in calo, il tasso di crescita del PIL messicano rimane quindi in territorio positivo; si segnala inoltre come le stime, tanto per il 2023 che il 2024, siano state riviste al rialzo di 0.6 p.p. ad ottobre, rispetto allo scenario dello scorso luglio.

 

Nel complesso, secondo il Fondo l’economia messicana si colloca in una generale fase di espansione, sostenuta soprattutto da robusti consumi privati e investimenti. Dal canto suo, la politica monetaria si sta concentrando sul controllo dell’inflazione: il Banco de México ha infatti portato avanti rialzi dei tassi di riferimento a partire da giugno 2021, per poi stabilizzarsi dalla primavera del 2023 attorno all’11%. 

L’inflazione ha reagito mostrando un calo dei suoi ritmi di crescita, arrivando al +4.45% ad agosto 2023 su base tendenziale, dopo il punto di massimo dell’8.7% toccato nell’estate 2022; ciononostante, si rimane ancora al di sopra dei livelli obiettivo fissati dall’istituto centrale - ai quali, secondo il FMI, si potrà giungere nel 2025 se la banca centrale manterrà i tassi di riferimento sui livelli attuali indicativamente fino alla metà del prossimo anno. 

Guardando invece agli ultimi numeri in merito ai trend dell’attività manifatturiera, nonostante un recente rallentamento dei suoi ritmi di crescita, l’indice della produzione industriale del settore rimane in territorio positivo secondo gli ultimi dati relativi al mese di giugno 2023, e al di sopra dei livelli del 2019. 

 

Focus nearshoring: la produzione si avvicina? 

Focalizzandoci sul ruolo del Messico come hub manifatturiero dell’America Latina, un elemento che si sta rivelando opportunità per il paese è l’attuale fase di riorganizzazione delle catene del valore globali. Si parla, in particolare, di nearshoring: l’opportunità per il Messico risiede, infatti, nel vantaggio, per gli USA - in un contesto di tensioni commerciali, geopolitiche e difficoltà della supply chain - di accorciare la distanza con la catena degli approvvigionamenti, riavvicinando la produzione al mercato interno. 

Le tensioni che hanno progressivamente portato a galla la possibilità di un nearshoring vertono su più punti: 

  • l’imposizione delle tariffe da parte degli Stati Uniti sulle importazioni dalla Cina a partire dal 2018, che hanno incrementato per gli importatori americani i costi di approvvigionamento dal gigante asiatico; 
  • il passaggio dal NAFTA all’USMCA (2020), che ha aumentato i requisiti in merito al contenuto di valore regionale affinché alcuni prodotti siano considerati “fabbricati in Nord America”, incentivando quindi i produttori a delocalizzare in Nord America le loro catene di approvvigionamento; 
  • tra il 2020 e il 2021 emergono poi gli effetti della pandemia ed i relativi contraccolpi sulle catene di approvvigionamento, pesando sul fronte dei costi; 
  • risale infine all’inizio dello scorso anno l’avvio del conflitto Russia-Ucraina, che ha ulteriormente penalizzato l’approvvigionamento di alcune materie prime al di fuori del continente americano. 

Gli effetti di una possibile transizione produttiva emergono, allo stato attuale, in modo soltanto parziale dalle dinamiche degli investimenti diretti esteri (IDE). Secondo i dati del World Investment Report dell’UNCTAD, nel 2022 i flussi di IDE in entrata nel paese sono cresciuti del 12%, arrivando a toccare i 35 miliardi di dollari, e tornando quindi sui livelli del 2019. Pur non collocandosi su livelli di massimo storico, i flussi di IDE in entrata in Messico risultano, in ogni caso, in controtendenza rispetto all’andamento dei flussi mondiali, che nel 2022 hanno registrato un calo del 12%, scontando i molteplici effetti delle crisi in atto sulla scena globale: dalla guerra in Ucraina alla pressioni inflazionistiche, dal rischio recessione al  peso del dell'indebitamento delle principali economie mondiali. 

 

 

Il Messico scalza la Cina come primo partner commerciale USA 

Giungono i primi segnali di nearshoring anche dai numeri di commercio estero. Nel corso del 2022, il Messico ha infatti per la prima volta scalzato la Cina nel ruolo di maggiore partner commerciale degli Stati Uniti. 

Il risultato è arrivato dopo anni di peggioramento delle relazioni USA-Cina, riflettendo quindi le tendenze ormai in atto nell’area nord-americana sul fronte del nearshoring. 

 

 

 

Come si nota dai grafici, nei mesi più recenti il Messico ha superato la Cina in qualità di paese “fornitore d’America”, irrobustendo i legami di filiera con le imprese USA. Il sorpasso più evidente è avvenuto nella fornitura di beni intermedi, per i quali si è ridimensionato considerevolmente il ruolo cinese. Risulta tuttavia interessante evidenziare come il Messico stia assumendo un ruolo crescente anche come fornitore di beni di investimento e beni di consumo, sebbene in questi casi il peso del Paese del Dragone, benché in diminuzione, risulti ancora significativo e superiore a quello della controparte messicana. 

Il risultato testimonia quindi la crescente capacità manifatturiera messicana ed è espressione della tendenza alla regionalizzazione degli scambi in atto nell’area nord-americana, con una conseguente valorizzazione di una supply chain di prossimità. 

In un’ottica di medio periodo, uno dei settori che ha maggiormente contribuito alla crescita delle esportazioni messicane verso gli Stati Uniti è indubbiamente il settore Automotive: l’integrazione tra le due aree si è fortemente irrobustita rispetto al 2018, anno di inizio della guerra commerciale con la Cina, segnando un aumento assoluto complessivo superiore ai 46 miliardi di USD (autoveicoli e componentistica). L’automotive rientra infatti tra i settori per i quali l’USMCA punta a valorizzare la produzione locale, prevedendo che il 75% del contenuto delle auto debba essere prodotto all’interno dei paesi membri del trattato. Si segnala, tuttavia, un ulteriore requisito in merito al contenuto delle autovetture, che per il 40-45% deve essere realizzato da lavoratori pagati almeno 16$ l’ora al fine di beneficiare delle esenzioni doganali. 

 

Il Messico ha beneficiato del disaccoppiamento americano dalla Cina anche per il settore Elettrotecnico, e in particolare per il comparto dei motori elettrici, confermando il suo crescente ruolo nella filiera degli Electric Vehicles (EV). Non a caso, secondo l’UNCTAD fino al 2020 la Cina rappresentava la prima destinazione degli investimenti per veicoli elettrici su scala globale, seguita da Stati Uniti e India; nel biennio 2021-2022, invece, troviamo al primo posto i paesi UE (incluso il Regno Unito), verso i quali si sono diretti il 37% degli investimenti totali nella produzione di EV, seguiti dagli USA (18%) e dal Messico (17%). 

Cresce considerevolmente in termini assoluti anche il comparto degli Strumenti e Apparecchiature ICT, beneficiando in parte della graduale riduzione del player asiatico a fronte delle sanzioni commerciali introdotte. In questo caso, il ruolo della Cina in qualità di fornitore del mercato USA appare in realtà ancora rilevante, ma a partire dal 2018 si è registrata una considerevole crescita delle esportazioni messicane di telefonia, parti per computer e computer verso gli USA. 

 

Conclusioni 

A fronte del quadro qui delineato, il Messico sta assumendo una posizione sempre più strategica nello scenario regionale del Nord America. Il consolidamento della capacità manifatturiera del Paese, la crescente regionalizzazione degli scambi nonché il ruolo sempre più centrale in qualità di primo paese fornitore USA depone a favore di un aumento strutturale della domanda locale di input produttivi e beni di investimento dall’estero, aprendo spazi di opportunità anche per le imprese italiane. 

I dati dell’export italiano verso il Messico mostrano, in valore assoluto, il più significativo incremento negli ultimi quattro trimestri (dal Q4-2022 al Q3-2023) per i prodotti finiti per la persona (oltre $280 milioni in più rispetto all’anno base 2018), seguito dalle macchine e impianti per i processi industriali (quasi +$200 milioni) e dalla componentistica meccanica e ottica (destinata a macchinari e prodotti finiti, +$184 milioni). 

I numeri degli scambi confermano quindi come l’Italia stia rispondendo alla necessità di alimentare i bisogni di consumo di un paese che, dopo anni di relativa stabilità, si prevede mostrerà quest’anno e negli anni a seguire una progressiva crescita del PIL pro-capite. In Messico la fascia di popolazione ad alto e medio reddito risulta infatti in costante crescita, come si nota anche dall’import di prodotti finiti per la persona made in Italy, che ha mostrato un significativo incremento negli ultimi anni per la fascia alta e medio-alta di prezzo. Ulteriore sbocco di primario rilievo per l’export italiano è la possibilità di alimentare un apparato produttivo in crescita, che necessita quindi di macchinari e attrezzature, complice anche il processo di riallocazione produttiva in atto nel Nord America. 

Desideri visualizzare i dati completi?

Accedi o registrati sul portale per visualizzare il contenuto completo.