di Alba Di Rosa, economista - 18 aprile 2024

Uno sguardo all’Asia centrale: il caso dell’Uzbekistan

Di pari passo con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, avvenuta all’inizio degli anni ‘90, venne istituita dagli ex paesi membri la Comunità degli Stati Indipendenti (CIS), con l’obiettivo di dotare i paesi di un comune quadro politico, economico e militare, e promuovere lo sviluppo della regione.
Fatto salvo il caso delle repubbliche baltiche, l’adesione è stata inizialmente corale, per poi lasciare il posto negli anni a progressive defezioni: si pensi al caso della Georgia (uscita dalla CIS nel 2009) e dell’Ucraina (2023); anche la Moldavia sembrerebbe attualmente intenzionata ad uscire dalla Comunità, in relazione alla progressiva evoluzione della posizione del paese sul fronte dei rapporti internazionali.

Benché il protrarsi del conflitto in Ucraina continui ad influenzare le attività economiche dell'area, la regione si è progressivamente adattata al nuovo contesto. Secondo le Nazioni Unite, nel 2023 la crescita dell’area CIS e della Georgia complessivamente considerate è stata pari al 3.3%, dopo la contrazione dell’1.9% nel 2022. Per il 2024 si prevede un tasso di crescita più moderato, pari al +2.3%, in relazione all’indebolimento della crescita russa e l'attenuazione degli effetti della delocalizzazione e del riorientamento delle attività economiche regionali.

Tasso di crescita del PIL dei paesi dell’area CISFonte: Fondo Monetario Internazionale.

 

Guardiamo ora agli scambi commerciali: qual è il ruolo della CIS per il commercio estero italiano? 

​La Comunità degli Stati Indipendenti rappresenta, allo stato attuale, un target market minore per le nostre esportazioni: si pensi che verso l’area si è diretto nel 2023 solo l’1.3% del nostro export. A titolo di confronto, oltre il 50% delle esportazioni italiane si è diretto invece verso il mercato dell'Unione Europea, il 10.6% verso gli Stati Uniti e il 3% verso la Cina.
In cima al ranking 2023 delle esportazioni italiane verso i paesi CIS troviamo la Russia, nonostante il calo avvenuto dall’indomani dell’avvio del conflitto con l’Ucraina (-40% nel 2023, rispetto ai livelli 2019); segue il Kazakistan (-3.2%) e, al terzo posto, l’Uzbekistan. Contrariamente a quanto osservato per i primi due player, le esportazioni italiane verso l’Uzbekistan hanno registrato nel 2023 una crescita di oltre il 50% rispetto ai livelli del 2019: andiamo allora ad approfondire il paese, per comprendere l’attuale scenario economico e le relative opportunità per gli esportatori italiani.

Uzbekistan: il quadro macro

Da alcuni anni l’economia uzbeka sta crescendo a ritmi sostenuti: dopo il +5.7% registrato nel 2022, il Fondo Monetario Internazionale stima una crescita del +5.5% tanto per il 2023 che per il quinquennio a seguire. Come si nota dal grafico sopra riportato, che ordina i tassi di crescita del PIL dei paesi CIS sulla base della performance prevista per l’anno in corso, l’Uzbekistan risulta il paese per il quale si prevede il ritmo di crescita più dinamico.

La situazione politica uzbeka risulta stabile e il governo è impegnato in progetti di miglioramento del business climate, ma anche dei diritti civili. Per comprendere lo stadio di sviluppo del paese è utile considerare la definizione delle Nazioni Unite, che inserisce l’Uzbekistan tra le “economies in transition”, ovvero che stanno attraversando un percorso di transizione da un’economia sotto controllo governativo ad un’economia di mercato. È in particolare dal 2017 che in Uzbekistan ha preso il via un ampio programma di riforme volte a modernizzare il Paese, procedendo progressivamente verso il modello dell’economia di mercato.

Nonostante il processo di privatizzazione in atto, ricopre ancora un ruolo di rilievo nel paese la partecipazione statale ai gruppi industriali, eredità del periodo sovietico; nell’ultimo ventennio, le State Owned Enterprises (SOEs) hanno infatti ricoperto un ruolo di primo piano per lo sviluppo industriale. In ogni caso, la progressiva privatizzazione in atto, e la volontà del paese di attrarre investimenti diretti esteri (IDE) per stimolare la crescita, sembra stia trovando un riscontro positivo sul fronte internazionale: gli IDE in entrata sono infatti cresciuti considerevolmente negli ultimi anni, toccando nel 2022 un punto di massimo storico.


Opportunità di business

Tra i punti di forza del paese per l’attrazione di investimenti e la promozione del proprio sviluppo troviamo sicuramente la disponibilità di risorse naturali: il sottosuolo dell'Uzbekistan è infatti ricco di petrolio, gas, carbone e uranio; il paese si colloca inoltre tra i leader mondiali per la produzione e la fornitura di riserve di minerali come l’oro, il rame, i fosforiti e il molibdeno. Si segnala inoltre il posizionamento strategico per raggiungere i paesi asiatici circostanti, nonché la presenza della popolazione più numerosa dell’Asia centrale (35.2 milioni nel 2023), con una significativa quota di lavoratori giovani (secondo l’UNICEF, gli under 30 costituiscono il 60% della popolazione nel paese) e con un tasso di alfabetizzazione sulla linea dei paesi sviluppati.

Export Uzbekistan (2022), fonte: Export Planning

Anche i numeri del commercio estero confermano, dal canto loro, la forte concentrazione dell’economia uzbeka sul fronte delle materie prime – in particolare sul settore minerario. Nell’export di materie prime industriali (che, come si vede dal grafico, nel 2022 ha rappresentato oltre la metà del totale esportato) dominano i metalli preziosi, per quasi l’80%; segue il rame (prossimo al 10%). Tra i metalli preziosi, prevale l’oro greggio in polvere (4.3 miliardi di euro di export nel 2022) e l’oro semilavorato per usi non monetari (3.9 miliardi). Secondo i dati ExportPlanning, per l’oro greggio l’Uzbekistan ha rappresentato il 13° esportatore mondiale nel 2022, il sesto per l’oro semilavorato. Solo questi due prodotti, congiuntamente considerati, hanno rappresentato oltre il 40% dell’export del paese nel 2022.
In termini di produzione di oro, nel 2022 il paese si è collocato in decima posizione su scala mondiale. Come si nota dal grafico a torta, troviamo al secondo posto per l’export uzbeko i beni intermedi in materie tessili e pelli: in particolare, il paese è specializzato nell’export di filati di cotone, godendo di un buon posizionamento a livello mondiale.

Sul fronte delle importazioni, l’Uzbekistan si approvvigiona soprattutto dai vicini partner: ammonta a 7 miliardi di euro l’import dalla Cina (2022), a 5.8 miliardi quello dalla Russia e a 3.4 miliardi quello dal Kazakistan. Nel complesso i tre paesi fanno fronte ad oltre il 50% del totale importato dall’Uzbekistan. Ciononostante, anche per l’Europa la crescita del mercato uzbeko sta trovando riscontro in termini di esportazioni: confrontando infatti l’import uzbeko nell’ultimo decennio (2012 versus 2022), vediamo come le sue importazioni dall’Asia siano cresciute di oltre il 250% (+11.2 miliardi di euro in termini di variazione in valore assoluto), sullo stesso ritmo di quelle provenienti dall’Europa (il cui incremento è ammontato invece a +2.9 miliardi).


Ancor più significativa, in termini di variazione percentuale, è la crescita delle importazioni dall’Italia, passate da poco più di 100 milioni di euro nel 2012 ad oltre 400 milioni di euro nel 2022 (per un incremento prossimo al +300%).
Guardando agli ultimi dati trimestrali, vediamo come le esportazioni italiane verso il paese si sono concentrate nel 2023 soprattutto sulla metalmeccanica (291.5 milioni di euro). Considerando gli incrementi registrati in valore assoluto, è il comparto fashion a mostrare l’aumento più significativo negli ultimi anni (+69.5 milioni di euro nel 2023, rispetto ai livelli 2019), confermando quindi la crescente propensione al consumo del paese; segue, a stretto giro, la metalmeccanica (+67.8 milioni), segnalando la volontà del paese di modernizzare e potenziare l’apparato produttivo nazionale (come ad esempio per il settore dei tessuti, passando dalla produzione di cotone grezzo a prodotti a più elevato valore aggiunto); troviamo poi il comparto chimica e farmaceutica (+26.7 milioni).


I dati delle importazioni uzbeke dall'Italia confermano la volontà di una diversificazione settoriale. In questo senso, è soprattutto l’export del comparto macchinari e impianti che presenta buone prospettive per gli esportatori italiani, per alimentare un tessuto industriale proiettato all’innovazione e alla crescita. Nell'ambito della metalmeccanica, nel 2023 i comparti italiani che hanno mostrato i maggiori incrementi in termini di variazione percentuale dell’export verso l’Uzbekistan sono stati l’elettrotecnica, le componenti meccaniche e ottiche, i beni intermedi in metallo e l’impiantistica industriale.

Le prospettive derivanti dai rapporti con il Paese sono percepite, in un’ottica di lungo periodo, anche sul fronte UE: un primo Partnership and Cooperation Agreement tra l’UE e Uzbekistan è in vigore dal 1999, per costituire le basi di una relazione più ampia, dando spazio tanto al dialogo politico che alle opportunità di business e investimento. Nel 2021 l’Uzbekistan è stato inoltre accettato dall’UE come beneficiario del sistema di preferenze generalizzate Plus (SPG +): tale progetto implica l’applicazione di tariffe preferenziali per i prodotti importati dall'Uzbekistan, con l’obiettivo di sostenere la promozione dello sviluppo sostenibile e del buon governo. Si sono inoltre concluse a luglio 2022 le negoziazioni per un accordo rafforzato (Enhanced Partnership and Cooperation Agreement), che mira ad una progressiva evoluzione delle relazioni, estendendole a nuovi settori di cooperazione, e migliorando in modo significativo il relativo quadro normativo, nell’ottica di una crescente cooperazione nel prossimo futuro.

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